Il bisnonno, il nonno, il padre e gli zii, tutti grandi appassionati di caccia e cavalli, furono anche pittori dilettanti; a questo proposito la nonna Gabrielle scrive: “Se qualcuno dei miei figli ammazza un uccello a caccia, ne ricava tre piaceri: colpirlo, mangiarlo e disegnarlo “.
Fin da bambino, per favorirne lo sviluppo fisico apparso subito difficile, Henri viene mandato alle terme di Amélie-les-Bains ma, già nel 1878, si frattura il femore sinistro e l’anno successivo, quello destro, a testimoniare la fragilità ossea causata dalla sua malattia (la PICNODISOSTOSI).
Recatosi a Parigi nel 1882, comincia a lavorare nello studio di un amico del padre, il pittore René Princetau, accanto al quale abitano numerosi artisti con i quali intreccia stimolanti relazioni. Così entra successivamente nell’atelier del Bonnat e del Cormont ma la sua personalità allergica alle formule accademiche lo porta ad aprire un proprio studio al 19 di Rue Fontaine nella stessa casa dove lavora Edgar Degas a cui sovente chiede consiglio.
Tra gli impressionisti, Degas è l’artista a cui Toulouse-Lautrec maggiormente si accosta anche se, per l’asprezza del colore, l’allusione più diretta al fattore umano, l’intenzione sociale più evidente, la sua opera segna già un’apertura verso l’espressionismo.
A Parigi T.L. conduce un’esistenza sregolata frequentando teatri, tabarins e le case di piacere; tra il 1889 e il 1892 sceglie i suoi temi al Moulin Rouge e al Moulin de la Galette; del 1892-95 è il gruppo di opere che si ispira al circo, ai music-halls e alle case chiuse in una delle quali si trasferisce a vivere per un periodo, come era d’uso tra i pittori dell’epoca, per esempio a Van Gogh che, tra l’altro, è ospite proprio di T.L. appena tre settimane prima di suicidarsi.
In questo periodo l’obiettivo dell’artista è la spietata rappresentazione del vizio ma, contemporaneamente, della ineliminabile dignità umana che sopravvive anche nelle situazioni più apparentemente degradate.
Oltre che per la pittura, Henri Toulouse-Lautrec è molto apprezzato dai contemporanei per la cartellonistica e la litografia e le quotazioni delle sue opere, mentre l’artista è ancora in vita, raggiungono già valori considerevoli.
Una particolare menzione meritano i suoi numerosi ritratti tra i quali quelli della madre, di S. Valadon, di O. Wilde, di Hélèn Vary e di Jane Avril.
Nel 1922 si apre ad Albi il musée Toulouse-Lautrec che ne raccoglie gran parte dell’opera e nel 1931 si organizza a Parigi la prima grande mostra retrospettiva a lui dedicata.
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