La gotta dei Dogi

Tra le diverse disabilità presenti in tutta la storia dell’uomo le più implacabili sono quelle “silenti”, ovvero quelle caratterizzate da sintomi gravi, ma poco appariscenti, come i dolori articolari, muscolari o in generale delle strutture dell’apparato locomotore, di origine infiammatoria. Certamente, tra tutte le malattie reumatologiche la gotta è la più conosciuta (1). Va detto però che il termine ‘gotta’, fino a qualche tempo fa veniva utilizzato per designare altre malattie reumatologiche articolari come l’artrosi, l’artrite reumatoide (AR) o la spondiloartrite (SpA) (2). In passato, la gotta veniva chiamata, a seconda della parte del corpo dove si manifestava:‘podagra’, se colpiva i piedi; “chiragra” se interessava le mani e, se la zona affetta erano le ginocchia, ‘gonagra’. La gotta era una affezione molto comune legata, si credeva, a una vita disordinata e piena di eccessi, circostanza che propiziava la sua identificazione con i ceti sociali più privilegiati. Nelle fonti storiche si trovano una quantità notevole di referenze allusive a patrizi, ambasciatori, monarchi e, persino, papi. Tant’è che un trattato spagnolo del Cinquecento, posteriormente tradotto in italiano, la menziona tra le malattie tipica dei cortigiani insieme al “catarro, […] artetica, sciatica: mal di pietre, et di reni, dolore di fianchi, et mal francese” (3). Oggi si sa che, benché possono essere forti induttori, gli eccessi alimentari e la predisposizione genetica non fanno sviluppare sempre la malattia. Le sue manifestazioni erano ben conosciute, così Marin Sanudo, già nel luglio di 1496, per spiegare uno dei sintomi della sifilide, dirà «[…] che debellita li membri, le mane e piedi in specie di gotte [corsivo nostro] […]» (4). 

Peraltro, la gotta era argomento piuttosto frequente. Ad esempio, troviamo trattati come quelli prodotti dal medico padovano Michele Savonarola (ca. 1384-1466) il quale nella sua opera Practica de egritudinibus… (Venezia, 1497) includeva alcune pagine dedicate a questa malattia e che furono pubblicate separatamente a Pavia nel 1505 sotto il nome De gotta, la preservazione e cura (5, 6); oppure, il celebre testo di Antonio de Ferrariis, detto “Galateo”, De podagra (1496-98), la cui importanza è stata messa a fuoco in un altro articolo, in questo volume, da Florenzo Iannone. In un ambito internazionale, sono di importanza capitale i contributi di Dominicus Burgauer, medico tedesco autore di una delle prime monografia sulla gotta (1534) e l’inglese Thomas Sydenham (1624-1689) con la sua famosa De podagra et hydrope (1683). 

Sicuramente, il fatto che la malattia colpisse numerosi personaggi illustri che, di conseguenza, si rivolgevano a medici famosi che, a loro volta pubblicavano molto, ne ha propiziato gli studi e le descrizioni. Tra questi ‘malati illustri’ vi sono anche molti dogi della Repubblica di Venezia.

  • (1) Punzi L, Ramonda R. Gotta (artrite da urato monosodico). In: Punzi L, Doria A. Core Curriculum. Reumatologia. Milano: McGraw-Hill Education, 2014: 185-99.
  • (2) Pasero G, Marson P. Piccola storia delle malattie reumatiche. Pisa: Clinical and Experimental Rheumatology, 2006. 
  • (3) Lobera de Avila L. Libro de las quatro enfermedades cortesanas q[ue] son catarro, gota arthetica, sciatica, mal de piedra y d[e] riñones [et] hijada e mal de buas y otras cosas vtilissimas / nueuame[n]te co[m]puesto por el … Doctor Luys Lobera de Auila. Toledo : en casa de Iuan de Ayala, 1544.
  • (4) Sanudo M. Diarii. Venezia: Marco Visentin, 1879: I, col. 234. 
  • (5) Ongaro G. La medicina nello studio di Padova e nel Veneto. In: Storia della cultura veneta, III: Dal primo Quattrocento al Concilio di Trento. Vicenza: Neri Pozza, 1981: 75-134, in particolare, 81-85. 
  • (6) Savonarola M. De gotta la preseruatione e cura per lo preclaro medico. m. Michel Sauonarola ordinata: & intitulata allo illustre marchese di Ferrara s. Nicolo da Este, Pavia: Giacomo Pocatela, 1505. 
Cristoforo Moro
    Francesco Molin
      Giovanni II Corner
        Andrea Gritti
          Bertucci Valier
            Paolo Renier
              Sebastiano Venier
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