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(Iperostosi scheletrica idiopatica diffusa)
L’iperostosi scheletrica idiopatica diffusa (DISH) o polientesopatia iperostosante dismetabolica (PID) è una patologia sistemica di eziologia sconosciuta che colpisce le entesi ( le entesi sono le strutture attraverso le quali avviene l’unione di tendini, ligamenti, capsule articolari, dischi intervertebrali alle ossa). Le sedi più colpite sono i corpi vertebrali a livello toracico dove la malattia causa una esostosi ( apposizione ossea ) principalmente nel loro versante antero laterale.
La DISH è stata a lungo considerata una variante dell’artrosi e ancora oggi la sua collocazione nosologica è controversa. I primi riferimenti a tale patologia risalgono alla prima metà del 1800 da parte di Wenzel, Bechterew e Rokitansky che descrissero delle neoformazioni ossee che imbrigliavano due o più corpi vertebrali contigui.
Nel corso degli anni è stata denominata in modi diversi ( nel 1950 iperostosi anchilosante vertebrale senile, nel 1975 iperostosi scheletrica idiopatica diffusa, infine nel 1986 polientesopatia iperostosante dismetabolica ).
E’ una malattia che colpisce maggiormente gli uomini ( rapporto 2:1 con le donne), è frequente soprattutto dopo i 50 anni ( negli uomini intorno al 25% ) e dopo i 75 anni fino al 35%. Tale frequenza risulta ancora più elevata nei soggetti con intolleranza glucidica, diabete, dislipidemia, iperuricemia.
La patogenesi non è conosciuta, un ruolo importante sembra essere svolto dal microtraumatismo cronico con la presenza di fattori dismetabolici e costituzionali predisponenti. Si innesca una calcificazione e successivamente una ossificazione che colpisce le entesi.
La sintomatologia clinica è generalmente modesta e spesso la diagnosi viene formulata in occasione di un esame radiologico del torace. L’ossificazione a livello del rachide può essere causa di rigidità e di dolore ( in genere modesto e con riacutizzazioni periodiche). A livello cervicale oltre alla rigidità, in rari casi, la presenza di speroni iperostotici può causare difficoltà nella deglutizione.
Alcune localizzazioni particolari possono essere invalidanti; ad esempio l’ossificazione del margine dell’acetabolo all’articolazione dell’anca, alla spalla le ossificazioni possono essere causa di tendinopatia. Meno rilevanti, quali causa di dolore sono le localizzazioni al ginocchio, al calcagno, al gomito.
La diagnosi della DISH è prettamente radiologica.
A livello vertebrale si può evidenziare un impegno dei ligamenti ( senza alterazioni patologiche del disco intervertebrale) o una sofferenza del disco con prolasso delle fibre più esterne del disco stesso che vanno a sollecitare il ligamento longitudinale anteriore; si formano così delle calcificazioni e poi una ossificazione con formazione di entesofiti e/o pseudosindesmofiti fino alla formazione, negli stadi più avanzati, di una colata ossea. A livello toracico tali ossificazioni interessano solo il lato destro della colonna (l’ipotesi più accreditata è che la pulsatilità dell’aorta abbia un effetto protettivo sul lato sinistro).
Oltre al rachide, come abbiamo detto, l’ossificazione può colpire le entesi a qualsiasi livello (cingolo scapolare e pelvico e gli arti, al gran trocantere, all’inserzione ischiatica degli adduttori, al ginocchio, al calcagno, al gomito…).
La terapia è sintomatica e si avvale di analgesici o anti-infiammatori non steroidei, nei periodi in cui è presente il dolore. Molto importante è l’attività fisica per mantenere la motilità articolare accompagnata dalle terapie fisiche e dalla chinesi terapia specialmente nei casi più avanzati. La terapia deve comprendere la correzione di eventuali dismetabolismi associati ( diabete mellito, dislipidemia, iperuricemia, obesità).
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