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Cervicalgie e cervicobrachialgie           

Che cosa sono le cervicalgie e cervibrachialgie

Sono termini medici utilizzati per descrivere un sintomo piuttosto che una diagnosi specifica; esse rappresentano comunque un’entità clinica che tende ad identificare un problema doloroso con una sede specifica del nostro corpo esulando quindi da una precisa diagnosi.

Nel gergo comune conosciuta come “cervicale”, la cervicalgia è il termine che definisce un sommario dolore al collo (dalla base del capo fino ad una linea immaginaria che unendo l’apice delle spalle attraversa il rachide a livello del passaggio tra la colonna dorsale e quella cervicale).

La cervico-brachialgia è il termine che definisce invece un dolore che si estende dal collo fino alle estremità di uno o entrambi gli arti superiori, attraverso il cingolo scapolare, fino alle mani. Questa definizione deve essere correttamente tenuta in conto al momento della ricerca di una causa scatenante.

Entrambi i quadri clinici posso essere acuti o cronici; questi ultimi spesso conseguenti a fatti acuti, seguenti a periodi di dolore ricorrente a frequenza e intensità ingravescenti, fino alla persistenza del dolore.

CERVICALGIE

Nel mondo occidentale, la cervicalgia è uno dei disturbi muscolo-scheletrici più diffusi in assoluto, a cui sottostanno però cause differenti.

Il dolore cervicale affligge il 30-50% della popolazione generale ogni anno. Il 15% della popolazione generale farà l’esperienza di dolore cronico cervicale (>3 mesi) in un qualche periodo della propria vita e l’11-14% della popolazione che lavora riporterà ogni anno delle limitazioni nella propria attività a causa di dolore cervicale.


CERVICOBRACHIALGIE

La cervicobrachialgia sembrerebbe più diffusa della cervicalgia e colpisce spesso persone adulte con attività lavorativa di tipo manuale molto ripetitiva; esempi ne sono gli impieghi al computer o di scrittura, o con sollevamenti e spostamenti di carichi, soprattutto se con flessioni e rotazioni del tratto cervicale.
Tale definizione indica una condizione patologica caratterizzata prevalentemente da dolore che origina dal tratto cervicale della colonna vertebrale e giunge alle estremità di uno o entrambi gli arti superiori fino alle dita delle mani, attraverso il cingolo scapolare.
La definizione cervicobrachialgia raccoglie in sé tutte le peculiarità principali della patologia: “cervico” fa riferimento alla porzione cervicale della colonna, sede di vertebre e strutture osteo-articolari connesse; “brachi” si riferisce alla sede del braccio e, più globalmente, all’arto superiore; “algia” indica infine “dolore”.
L’uso del termine cervicobrachialgia in medicina, in verità, non è sempre condiviso nel suo significato: per alcuni significa qualsiasi dolore localizzato tra collo e arto superiore ed è quindi una descrizione aspecifica in termini medici, per altri ci si riferisce a una specifica sofferenza legata a compressione di radici nervose alla colonna cervicale.
E’ scorretto parlare di cervico-brachialgia in assenza di tutte le componenti citate (collo, spalla, braccio, mano), anche per evitare di essere indotti a scorrette diagnosi. Non tutti i dolori che interessano, anche diffusamente, un arto superiore, vanno annoverati nelle cervico-brachialgie, tanto più quelle da compressione nervosa.

Cause

CERVICALGIE

I fattori di rischio comprendono lavoro ripetitivo, periodi prolungati in cui la colonna cervicale viene mantenuta in flessione, lavoro ad alto stress psicologico, fumo e precedente danno al collo o alle spalle. Sedentarietà, esposizione al freddo e scorretta postura rappresentano situazioni estremamente favorenti l’insorgenza del dolore.

La cervicalgia colpisce tutte le età e, anche nei giovani, non è una condizione rara e per lo più collegabile non tanto a disturbi delle strutture ossee o articolari, quanto piuttosto alla contrattura dei muscoli di collo e spalle, fatto per altro frequente anche nell’età adulta, soprattutto nelle forme cronicizzate.

Al di là di ciò, il dolore cervicale più tipico è riferibile ad altre cause, più frequenti o più note:

  • sindrome distrattiva-distorsiva, o “colpo di frusta” post-traumatica (es tamponamento di un’auto)
  • affezioni dei dischi intervertebrali fino all’ernia cervicale
  • lesioni traumatiche pregresse delle strutture della colonna cervicale
  • osteoartrosi e iperostosi (deformità dei corpi vertebrali con accrescimenti ossei detti “osteofiti” o esuberanti calcificazioni ligamentose)
  • sindromi miofasciali
  • artriti e spondilartriti
  • apofisiti e ligamentiti

Più rare le forme legate a malattie congenite (alterazioni ossee dalla nascita), tumorali o infettive o a cedimenti osteoporotici.


CERVICOBRACHIALGIE

La cervicobrachialgia è più frequentemente la conseguenza di una radicolopatia (sofferenza di radici nervose) dei nervi che emergono dalla colonna cervicale per innervare spalla e arto superiore, collegata per lo più a un meccanismo di compressione nervosa.
Sono oggetto di compressione le radici di uno o più nervi spinali definiti C5, C6, C7 o C8.
Le radici per altro possono essere a loro volta irritate, anche senza una compressione, nel passaggio nei forami vertebrali, come ad esempio nell’ artrosi o per cause infiammatorie locali.
Tra le cause di radicolopatia cervicale abbiamo le patologie del disco, la cui più nota manifestazione è l’ernia, più frequente nei giovani; la radicolopatia o radicolite in corso di artrosi è molto più frequente nell’anziano; artriti e spondilartriti, malformazioni congenite alla colonna vertebrale, lesioni da traumi o da fratture vertebrali e neoplasie possono essere cause più rare di cervicobrachialgia.

Sintomi

CERVICALGIE

Il sintomo che accosta la maggior parte delle cervicalgie e che si accompagna a una limitazione dei naturali movimenti del tratto cervicale è cosiddetto “torcicollo”. Il vero “torcicollo” avrebbe però natura più muscolare che osteo-articolare, muscolo che può essere fonte di dolore primaria o secondaria di accompagnamento ad altre lesioni.

Dolore e limitazione funzionale sono quindi i sintomi prevalenti, che, a volte, possono accompagnarsi a una spiacevole sensazione di formicolio ed intorpidimento a collo e capo, più raramente a spalle e braccia.
Il dolore può avere variabile intensità. Ad esempio, il dolore cervicale dovuto a un “colpo di frusta” o a un’ernia acuta sarà molto più intenso rispetto a quello derivante da una postura scorretta.

Variabile è anche la modalità di presentazione; può essere diurno o notturno, al movimento o a riposo, e differenziare queste caratteristiche può aiutare a meglio comprendere la natura rispettivamente meccanica o infiammatoria del dolore stesso.


CERVICOBRACHIALGIE

Generalmente la cervicobrachialgia si presenta con un dolore, spesso di intensità progressiva, al tratto cervicale associandosi a dolenzia di spalla e arto superiore. L’insorgenza può essere acuta e da subito invalidante.
Può essere considerata una sindrome clinica che presenta sintomi di accompagnamento abbastanza caratteristici, espressione dei diversi gradi di danno del nervo cervicale, compresso o irritato.
Formicolio e sensazione di intorpidimento colpiscono spalla, braccio, mano con dita; a volte, a seconda della sedi di compressione, anche parte del torace vicino alla spalla.
Frequente è la debolezza dei muscoli dell’arto e la difficoltà alla manualità per deficit di prensione.
Rigidità, sensazione di vertigine e dolore al capo si accompagnano abitualmente.
Il dolore può essere percepito come pulsante o urente ed è soggetto a variazioni, accrescendosi con un’attività fisica o a causa di movimenti incongrui o, ad esempio, anche per un semplice starnuto.
In presenza di compressione delle radici la distribuzione di dolore e sintomi di accompagnamento è molto tipica e ben definita, rispetto alla sofferenza radicolare.

Diagnosi

CERVICALGIE

Un’approfondita anamnesi, cioè la storia medica del paziente e delle caratteristiche del problema in corso di valutazione, associata ad un completo esame clinico sono quasi sempre sufficienti a chiarire le cause e il più delle volte non si rendono necessari ulteriori accertamenti.

L’anamnesi in particolare riguarda le caratteristiche del dolore, il tipo di esordio e il riconoscimento di fattori predisponenti o scatenanti.

L’esame clinico prevede la valutazione diretta del collo (osservazione, palpazione, motilità) e si avvale di manovre e test diagnostici manuali.

Quando la cervicalgia diviene frequente, intensa o addirittura persistente e, magari, anche invalidante, sono necessari approfondimenti per ricercare una diagnosi la più accurata possibile, anche se la cervicalgia non sempre ha riscontri diagnostici certi.

L’esame di base è la radiografia standard della colonna cervicale, la quale può dare già inizialmente moltissime informazioni (artrosi, spondilite o lesioni vertebrali possono essere facilmente individuate).

Quando sia necessario ricorrere a tecniche più accurate e selettive la Tomografia Assiale Computerizzata (TAC) e la Risonanza Magnetica (RM) costituiscono l’indagine di secondo livello. La TAC è molto utile per lo studio delle vertebre e dei rapporti strutturali tra componenti ossee e neurologiche, mentre la RM è la tecnica più indicata per il midollo spinale e le patologie del disco, ma dà molte informazioni anche su situazioni di infiammazione articolare o dell’osso, quest’ultima nota come “edema osseo”.

Qualora si ritenga necessario escludere un interessamento neurologico l’elettromiografia può risultare molto utile.

Infine l’esecuzione di esami ematochimici può aiutare ad escludere o confermare la presenza di patologie di tipo infiammatorio, dismetabolico o tumori.


CERVICOBRACHIALGIE

Ancora una volta un’anamnesi diligente, un attento esame obiettivo e una valutazione mirata allo scopo di evidenziare eventuali deficit neurologici possono facilitare la diagnosi.
Chiarire le caratteristiche del dolore, il tipo di esordio e i sintomi di accompagnamento permettono quasi sempre un orientamento sull’origine della cervicobrachialgia.

Con più frequenza in questi casi si ricorre, nel percorso diagnostico, a test strumentali, che risultano molto importanti, perché possono confermare la causa della compressione nervosa.
L’esame di base resta sempre la radiografia standard, alla quale però, quasi sempre, necessita in accompagnamento un’indagine che permetta di individuare l’eventuale compressione nervosa, a carico delle radici dei nervi cervicali, e la sua causa (ernia cervicale, osteofitosi cervicale, crollo vertebrale, tumore vertebrale). Sono quindi utili in questo senso una TAC e una RMN (le cui caratteristiche sono già state esposta più sopra).

In questi casi di grande validità risulta l’elettromiografia che serve a comprendere con precisione il fenomeno della compressione nervosa e quali danni siano già stati provocati (lesioni sensitive o motorie).

Meno utile, ma possibile, l’esecuzione di esami ematochimici a completamente del percorso diagnostico, qualora non siano evidenti compressioni di origine meccanica.

Molto importante infine è, nella diagnosi differenziale, non lasciarsi trarre in inganno dal decorso del dolore, quando questo non rispetta i territori ben definiti e noti al medico, per ogni nervo interessato da compressione o flogosi. L’abitudine a riferire ogni dolore che decorre lungo l’arto superiore o dal collo alla spalla a una cervicobrachialgia di origine neurologica è spesso fuorviante nella corretta diagnosi, visto che sono molte le strutture in grado di dare dolore proiettato o irradiato in zone simili a quelle peculiari per i nervi cervicali. Per questo motivo, quando la cervicobrachialgia sia incompleta (cioè non decorra dal collo alle dita delle mani) o in territorio non specifico, è sempre bene sospettare altri livelli di compressione neurologica o, come accade più spesso, altre patologie, tra cui il dolore di origine miofasciale e alcune tendiniti sono tra i più frequenti riscontri.

Trattamento

CERVICALGIE

Le terapie del dolore cervicale risultano spesso deludenti, anche per la frequente applicazioni di protocolli standardizzati che non sempre partono dal concetto di diagnosi certa.

E’ necessario intervenire, ove possibile, sulla causa del dolore.

Terapie non farmacologiche

I metodi con cui si procede riguardano il tentativo di attenuare la rigidità muscolare e le limitazioni della motilità del collo, diminuire l’infiammazione ove questa sia presente (quella di tipo localizzato), correggere le posture favorenti il dolore o conseguenza del dolore per atteggiamenti protettivi.

E’ necessario seguire un mirato programma di riabilitazione, con diligenza e costanza, esercizi, terapie manuali ed eventuali applicazioni di terapie fisiche devono essere eseguite sotto la qualificata presenza di un fisioterapista, almeno nelle fasi inziali.

Terapie farmacologiche

Non esiste un farmaco specifico per la cura del dolore cervicale e, comunque, più la diagnosi è orientata, migliore sarà la scelta del farmaco.

Qualora il dolore sia intenso e intollerabile ed esso stesso causa di invalidità andranno considerati gli analgesici puri come il paracetamolo, poco utile però nelle forme prolungate nel tempo, o gli oppiacei, utili nel dolore acuto o persistente nel tempo quando intenso. Anche gli anti-infiammatori possono essere utili nel ridurre l’intensità del dolore, ma andrebbero preferiti quando sia chiara una natura infiammatoria del dolore cervicale. Per chiarezza il dolore artrosico, artritico o da compressione delle radici nervose è considerato prevalentemente infiammatorio, mentre il dolore di origine muscolare non lo è. In questo caso potrebbero trovare spazio di cura i miorilassanti.

Il cortisone è un ottimo anti-infiammatorio e va preferito quando il dolore intenso e limitante ha cause infiammatorie.

In caso di lesioni vertebrali da trauma o da neoplasia l’analgesico sarà necessario, ma il trattamento dovrà essere di diverso tipo. Nelle artriti l’uso di cortisone e anti-infiammatorio è necessario, ma si dovranno valutare terapie più specifiche e dedicate.

Esistono poi altre terapie complementari che possono coadiuvare il trattamento della cervicalgia quali l’infiltrazione locale di cortisonici o anestetici, la mesoterapia, l’agopuntura, l’ossigeno-ozonoterapia.

Alcune forme di cervicalgia (soprattutto in esiti di “colpo di frusta”) possono essere alleviate indossando un collare, ma l’uso deve essere molto parsimonioso e controllato per non indurre sequele di rigidità muscolare o posturale capaci di indurre a loro volta cronicizzazione del dolore.

Terapia chirurgica

Rappresenta l’estrema ratio in presenza di fallimento di tutte le terapie conservative e quando vi siano compressioni midollari o delle radici nervose o gravi alterazioni vertebrali (generalmente conseguenza di altre patologie già citate) che pongono a rischio l’integrità neurologica o siano causa di dolore ribelle e invalidante.


CERVICOBRACHIALGIE

Per curare la cervicobrachialgia è assolutamente necessario intervenire sulla causa che ha scatenato il dolore. In base alla causa si attua inizialmente una terapia di mantenimento e sintomatica, a cui deve essere dato il giusto tempo di efficacia; quindi i risultati dei trattamenti adottati vanno verificati e, se inefficaci, si propongono altre strategie, mantenendo sempre come ultima soluzione quella chirurgica.

Le terapie non si discostano di molto da quelle già esposte per la cervicalgia, ma è corretto segnalare alcune differenze.

Mai come in questi casi tutte le attività che causano o accrescono il dolore vanno fermate, per impedire o ridurre al minimo il conflitto tra nervo e struttura irritante, specie nella fase acuta della sintomatologia.

La fisioterapia può avere beneficio notevoli, soprattutto se prolungata nel tempo, anche a scopo preventivo.

Nelle fasi acute, per ridurre l’infiammazione della radice nervosa nella sedi di compressione o irritazione trova particolare indicazione l’uso di cortisonici ad alte dosi, efficaci nel controllare l’edema che colpisce la parte del nervo a contatto con strutture comprimenti.

Altra indicazione specifica per il trattamento, non solo in acuto, viene data per l’uso di alcuni integratori a base di L-acetilcarnitina e acido alfa-lipoico; possibile l’utilità di prodotti a base di PEA, un neurotrofico con proprietà anti-infiammatorie; incerta l’efficacia delle vitamine del gruppo B, ma potenzialmente utili.

Terapia chirurgica

La terapia chirurgica è indicata in assenza di risultati con le terapie conservative, ma soprattutto quando vi siano rischi concreti di esitare conseguenze permanenti e invalidanti, legate alla lesione del nervo compresso (in particolare invalidità motorie). E’ un intervento finalizzato alla decompressione nervosa, cioè un atto che libera una particolare struttura nervosa dalla compressione a suo carico.

Per coloro che presentano una situazione di cronicità, l’atto migliore per rarefare gli eventi algici è la prevenzione; vari comportamenti riducono di molto il rischio.

Controllare la postura, ad esempio, specialmente quando si è seduti, è indispensabile per mantenere per quanto possibile la corretta curvatura della lordosi cervicale o impedire scorrette inclinazioni.

Ridurre le tensioni muscolari, anche con esercizi di mobilizzazione e terapie manuali, diminuisce il carico a livello dei dischi intervertebrali.

Se sono necessarie prestazioni di sovraccarico per la tipologia di lavoro o per attività personali, è importante imparare ad atteggiare il proprio corpo in modo corretto, ad esempio quando si sollevano pesi o quando siano richieste eccessive torsioni del collo. Molto in questo senso può essere fatto a domicilio, una volta correttamente appreso, con costanza.

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