Il trattamento ottimale prevede una combinazione tra terapia farmacologica e non, da attuarsi il più precocemente possibile.
Trattamento fisioterapico
Nelle forme lievi potrebbe essere sufficiente la pratica di regolare attività fisica, mentre nelle forme aggressive un programma di fisiokinesiterapia da eseguirsi con regolarità. Nelle fasi acute, controindicata la termoterapia mentre molto utili l’idroterapia e la idrokinesiterapia. Le deformazioni alla colonna possono essere contrastate con la rieducazione posturale globale, potenziando addominali e glutei e mantenendo con lo stretching la fisiologica lunghezza dei muscoli.
Trattamento farmacologico
I farmaci anti-infiammatori non steroidei (FANS) sono la terapia di primo approccio e in molti casi riducono i sintomi anche se non in via definitiva. In caso di scarsa risposta al FANS, si può dare ricorso ad un DMARD tradizionale (come la sulfasalazina) se vengono colpite anche le articolazioni periferiche. Se anche questo dovesse essere insufficiente si passa ai farmaci biologici. In particolare, l’inibitore del fattore di necrosi tumorale (TNF) ha dimostrato grande efficacia sui sintomi e nel rallentare l’evoluzione del danno strutturale. Sei agenti biologici sono attualmente approvati per il trattamento di SA: infliximab, etanercept, adalimumab, certolizumab, secukinumab e golimumab.
Nei casi resistenti a FANS, anche prima di far ricorso ai farmaci biologici, possono essere talvolta utili delle iniezioni di corticosteroidi nell’articolazione (inclusa la sacroiliaca o nelle entesi), possibilmente effettuate col l’aiuto di un ecografo.