Terapia farmacologica
Per combattere il dolore (infiammatorio) dell’AR, i più indicati sono i farmaci anti-infiammatori non steroidei (FANS) e i farmaci steroidei (cortisone). Nei pazienti che non possono assumerli per intolleranza o per possibile interazioni con altre categorie di farmaci, si può far ricorso ai farmaci analgesici, in particolare paracetamolo, in dosi fino a 3 grammi (3000 milligrammi) al giorno, associato o meno ad oppiacei deboli quali ad esempio la codeina.
Questi farmaci, con l’eccezione del cortisone, sono però inefficaci nel ridurre l’aggressività della malattia e nel modificarne il decorso. Per questo, si fa ricorso, appena la diagnosi sia stata definita, ai farmaci capaci di modificare la malattia, i cosiddetti DMARDs (Disease Modifying Anti-Rheumatic Drugs).
Fra questi, nelle forme lievi si adopera l’idrossiclorochina (un farmaco antimalarico) o la sulfasalazina. Nelle altre forme il più adoperato è il methotrexate; in caso di intolleranza o scarsa efficacia si può impiegare la leflunomide. L’azatioprina o la ciclosporina A vengono riservate a casi particolari e sono ormai di raro impiego. Nei pazienti che non abbiano risposto ai DMARDs tradizionali, si fa ricorso ai cosiddetti farmaci biologici, che sono diretti contro alcune proteine chiave dell’infiammazione o specifiche molecole collegate con l’attività cellulare. Va precisato che questi farmaci si aggiungono ai DMARDs e non li sostituiscono, se non in casi selezionati. Nel capitolo specifico si dettaglieranno maggiormente i meccanismi d’azione di queste sostanze. Per il momento è bene precisare che, come tutti gli altri DMARDs, essi necessitano di controlli periodici per escludere effetti indesiderati non visibili (a livello del sangue) e che, data l’ampia disponibilità di farmaci che i notevoli progressi della ricerca ci hanno messo a disposizione, solo pochi pazienti non rispondono alla terapia. A condizione ovviamente di eseguirla in modo corretto.
Per ciò che concerne le possibili comorbidità, è possibile avviare una terapia a scopo profilattico per impedirne l’insorgenza o l’evoluzione.
Terapia non farmacologica
Anche se non sostitutiva della terapia farmacologica, come alcuni vogliono credere o far credere, essa è fondamentale per migliorare lo stato fisico e l’evoluzione della malattia, permettendo di ottenere più rapidamente un miglioramento della qualità di vita.
In questo contesto la collaborazione fra Reumatologi, Fisiatri e Fisioterapisti può produrre risultati sorprendentemente efficaci, anche servendosi, ma solo se utilizzate in modo corretto ed appropriato, di alcune terapie fisiche quali le cure termali, di cui il nostro Paese è particolarmente dotato.
Molto utile è anche il supporto Psicologico, effettuato da esperti del settore, se ne viene ravvisata la necessità.
Infine, non bisogna dimenticare l’utilità delle associazioni malati o di volontariato in genere che spesso forniscono strumenti adeguati ed altrimenti non disponibili, soprattutto di tipo informativo.