L’AR può colpire potenzialmente qualsiasi articolazione dell’organismo, ma le più frequenti localizzazioni sono a mani, polsi, piedi, ginocchia, spalle, di solito in modo simmetrico. L’infiammazione provoca l’ispessimento del tessuto che riveste l’interno delle articolazioni (membrana sinoviale), con conseguente gonfiore (tumefazione) e dolore all’interno e attorno alle articolazioni. Oltre alla tumefazione, l’articolazione presenta altri segni classici dell’infiammazione, ovvero dolore, calore e rossore. Il dolore è sia spontaneo che provocato, ad esempio, dal tatto o dalla pressione sulla zona (dolorabilità). Se l’infiammazione non viene controllata, tutti i tessuti articolari possono essere danneggiati, in particolare cartilagine ed osso, portando progressivamente le articolazioni a diventare instabili, dolorose e a perdere la loro mobilità. Può anche verificarsi deformità articolare.
Va anche precisato che, una volta instaurati, i danni articolari non sono reversibili, ma in compenso possono essere bloccati molto efficacemente. Poiché questi danni possono verificarsi precocemente, i medici raccomandano una diagnosi precoce e un trattamento tempestivo per ridurre i sintomi e bloccare l’evoluzione dell’AR. In questo contesto va sottolineato che i farmaci attualmente a nostra disposizione sono estremamente efficaci e ben tollerati e solo pochi pazienti non rispondono alle terapie farmacologiche.
L’AR è considerata anche malattia sistemica, poiché può presentare molte manifestazioni extra-articolari, variabili per severità e localizzazione, in particolare a livello di osso (con osteoporosi generalizzata), occhio, polmone e, più raramente, cuore e vasi.
L’AR è diffusa praticamente in tutto il mondo, senza distinzioni di latitudini o popolazioni, con frequenze e gravità che variano di poco, dallo 0,5 all’1% della popolazione. Nel Veneto si stima che circa lo 0.5% della popolazione adulta risulta affetta da AR, con maggior frequenza nel sesso femminile (3-4 volte superiore rispetto ai maschi) e con una fascia di maggior insorgenza fra 30-50 anni. Nei Paesi del Nord Europa e negli USA la frequenza sembra maggiore (all’incirca l’1% della popolazione). L’AR può colpire anche i bambini e gli anziani, a dimostrazione che nessuna fascia di età può essere considerata senza rischio.