Lo stupefacente monumento, con grandiose colonne e statue di varie dimensioni, fu voluto da Silvestro Valier, a sua volta doge e sofferente di GOTTA proprio come il padre. Vi fu sepolta anche la moglie, Elisabetta Querini Stampalia, della potente e ricca famiglia il cui bel palazzo in campo S. Maria Formosa è oggi sede della Fondazione, che venne incoronata dogaressa pochi giorni dopo il marito malgrado una legge lo proibisse. Silvestro era un uomo molto raffinato, di belle maniere, amante del lusso e dell’apparire; di carnagione bianca, capelli biondi e sguardo accattivante, era decisamente tagliato per incarichi diplomatici che si giocavano sulla ricercatezza del vestire e sul nobile portamento.
Da giovane fu inviato ad omaggiare l’Infante Margherita di passaggio nei territori veneti per andare sposa all’imperatore: fece molto colpo su di lei presentandosi con un sontuoso abito nero foderato in oro e rifinito con diamanti; magnifici furono i ricevimenti che dette a Venezia e nella sua villa sul Brenta. Aveva una grande passione per il gioco, infatti girava con un mazzo di carte sempre in tasca ed era assiduo frequentatore del Ridotto di San Moisè dove pare puntasse grosse somme ridendo se perdeva.
Fu sempre benvoluto da tutti e, quando venne eletto doge il 25 febbraio 1694, il popolo lo acclamò come il Padre dei poveri, di cui effettivamente Silvestro si era occupato in varie occasioni facendo distribuire impieghi e molto denaro. Ma non è tutto oro quello che luccica e, durante il suo dogado, scoppiò lo scandalo del Capitano Antonio Zen che conquistata l’isola di Chio, la riperse per non aver inseguito i Turchi in fuga. Fu arrestato con l’accusa di inettitudine e morì in carcere senza processo, pagando lo scotto di avere ai suoi ordini militari inesperti e dediti alle gozzoviglie piuttosto che alla guerra.
Intanto, il nostro doge continuava a mettersi in mostra quando il protocollo lo esigeva, dando un’altra occasione alla Repubblica di sfoggiare la massima pompa durante la visita a Venezia dello zar Pietro il Grande.
Negli ultimi anni fu afflitto dall’ acuirsi della GOTTA e da tosse asmatica; in una lettera del tempo si legge: “Il doge, superata una breve crisi d’attacco bronchiale con accenni di PODAGRA, si avviava alla guarigione e faceva progetti per i giorni futuri, quando l’inimico della quiete umana volle metterci la sua coda facendolo altercare con la serenissima sua consorte… si accese grandemente d’ira, onde il sabbato mattina seguente gli sopravvenne un accidente d’apoplessia mortale”. Insomma, pare che perfino ad un doge, litigare con la moglie possa essere fatale!