La situazione di Francesco Molin (1575-1655) si può definire in certi aspetti analoga a quella di Sebastiano Venier. Anche lui, prima di essere scelto doge, dedicò la sua vita alla carriera militare, rivestendo incarichi di alto grado come quello di provveditore generale e inquisitore del Regno di Candia (23). Fu precisamente dal conflitto che coinvolse essenzialmente il territorio cretese (la guerra di Candia, 1645-1669) che abbiamo testimonianze sulla circostanza che Molin, settantenne e designato provveditore generale da Mar (con poteri simili a quello del capitano generale, marzo 1645), ebbe una forte crisi gottosa. Appena nominato, Molin salpò da Venezia ma «sostenne la carica solamente di nome; perché, ammalatosi gravemente nell’Isola di Corfù, non potè asistere ad alcuna funtione» (24, 25). Queste ultime sono parole di Andrea Valier che inoltre riferisce come a metà luglio 1645 un violentissimo attacco di podagra lo costrinse a restare a letto e, circa un mese dopo (29 agosto), a lasciare il comando della flotta. Diventato doge il 20 gennaio dell’anno seguente, la podagra sarà l’infelice protagonista del suo dogado durante il cui fu costretto ad assentarsi dalle numerose sedute del Collegio e ad abbandonare alcune cerimonie. Un esempio di quest’ultimo lo troviamo nell’anno 1652 quando, il 13 giugno, Francesco Molin non potè partecipare al corteo che doveva accompagnare la reliquia di Santo Antonio al suo nuovo altare presso la Basilica della Salute.
- (23) Benzoni G. Molin, Francesco. Dizionario Biografico degli Italiani. Roma: Istituto della Enciclopedia Italiana, 2011; 75: ad vocem.
- (24) Valier A. Historia della guerra di Candia. Venezia: presso Paolo Baglioni, 1679: 13
- (25) Da Mosto A, I Dogi di Venezia, con particolare riguardo alle loro tombe. Venezia: Ferdinando Ongania editore, 1939; 240.